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      Giustamente (diceva ognuno) si uccidono questi uomini scellerati, faziosi, perturbatori della repubblica. Ma pure, quello era il cenno d'una tirannica strage. Poichè, chiunque adocchiato avea la casa la villa o gli arredi d'un altro, di farlo inserir fra i proscritti ingegnavasi. E così chi della morte di Damasippo maggiormente allegrato si era, da presso poscia il seguiva: nè cessò il sangue fintanto che Silla non ebbe tutti i suoi satollato delle ricchezze dei cittadini. Nel consolato di M. Tullio, in questi tempi, non temo io cotali violenze: ma in un gran popolo son molti e varj gl'ingegni: può in altro tempo, altro Console, parimente signor d'un esercito, credere il falso pel vero: e quando, coll'esempio d'oggi, per voler del Senato, il Console avrà sguaínata la spada, chi gli prescriverà i limiti allora, e chi conterrallo fra essi? Agli avi nostri, o Padri Coscritti, mai non mancava nè mano ne senno; nè, per superbia, sdegnavano d'imitare stranieri instituti, se buoni. Così dai Sanniti le armi e saette, dai Toschi in gran parte le divise dei magistrati prendevano; dagli alleati in somma, e dagli stessi nemici, quanto a loro adattabile e giovevol parea: volendo essi, piuttosto che i buoni invidiare, imitarli. Allora per l'appunto a norma dei Greci l'uso delle verghe introdussero pe' minori delitti, e della morte pe' capitali. Adulta poi fattasi e popolatissima la repubblica, ciascun parteggiò; all'innocenza lacci si tesero, ed altre sì fatte arti s'introdussero: perciò la legge Porzia ed altre provvidero che ai cittadini condannati si scambiasse la morte nell'esiglio.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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