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      Ma son eglino in Roma pur tutti gli scellerati? No n'è la Italia ripiena? e non si accresce vie maggiormente l'audacia là dove a reprimerla sono minori le forze? Il di lui consiglio è dunque fallace, s'ei teme. Se poi nell'universal terrore egli sol ne va scevro, tanto più allora e per me e per voi paventare debb'io. Crediate, che nel sentenziare voi Lentulo e gli altri, sentenzierete ad un tempo e i congiurati, e Catilina, e il suo esercito. Più li stringete, più si sgomentano: per poco che languire vi veggano, v'investiran più feroci. Nè vi pensiate già, che i nostri avi coll'armi soltanto la repubblica ampliassero. Se così fosse, assai più sotto noi fiorirebbe, che in maggior copia abbiamo cittadini e alleati, armi e cavalli. Grandi eran fatti i nostri avi da ben altre virtù; delle quali non ci resta ora l'ombra: attività al di dentro, giusti comandi al di fuori, liberi ed incorrotti consigli, con innocenti costumi. In vece di queste, rapacità e profusione usiam noi; vuoto il pubblico erario; satolli d'oro i privati; le ricchezze in onore; l'ozio adorato, indistinti i buoni ed i tristi; i premj dovuti al valore, dall'ambizione rapiti. Nè maraviglia ciò fia, allorchè ciascuno di voi a se stesso pensa soltanto; allorchè le voluttà in casa, il danaro e il favore in Senato, la vostra repubblica sono. Nell'assaltarla quindi i nemici, repubblica più non ritrovano. Ma, si tralascin tai cose. Congiurato hanno alla rovina total della patria nobilissimi cittadini: in loro soccorso chiamano i Galli, a Roma infestissimi, già già con


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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