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      Con tutto ciō non s'inoltrava Metello con minore cautela, che se stato fossevi in armi il nemico. In ordinanza schierata veniva; vanguardie da ogni parte premettea; imposture stimando questi atti di sommissione, e zimbello ad insidie. Il Console dunque alla testa, con l'eletta dei frombolatori ed arcieri, e colle coorti armate alla leggiera: alla retroguardia colla cavalleria Cajo Mario luogotenente: muniti ambo i fianchi cogli ausiliari cavalli, comandati dai tribuni legionarj e dai prefetti delle coorti: frammistovi assai fanti leggieri, per respingere, da qualunque parte accostata si fosse, la cavalleria nemica. Tanta era in Giugurta e la perizia de' luoghi e la militar virtų e l'astuzia, che dubbio rimaneva se pių nuocesse vicino o lontano; amico, o nemico.
     
     
      XLVII.
     
      Presso alla strada tenuta allor da Metello, era un borgo chiamato Vacca; piazza di commercio delle pių celebri di tutta Numidia. Molti Italici in essa stanziati vi trafficavano. Il Console, per far prova degli abitanti e del luogo, posevi guarnigione; comandando che se gli somministrasse del grano e quanto era necessario alla guerra: persuaso, che i molti negozianti e le adunate vettovaglie sarebbero naturalmente sostegno alle meditate sue imprese. Giugurta frattanto caldamente pel mezzo di nuovi Legati supplicava per la pace, tutto offerendo a Metello, salva la vita sua e dei figli. Ma quanti mandavane, altrettanti Metello a guisa dei primi ne seduceva, e traditori poi rimandavali: nč la richiesta pace negandogli, nč raffermandola, l'esito intanto de' promessi tradimenti aspettava.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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