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      Silla con questo seguito già cinque dì avea camminato, quando Volúce, figlio di Bocca, repentinamente gli appare nel piano, con forse mille cavalli, i quali disordinati alla rinfusa mostravano assai più numero, e parevano in contegno nemico. Silla, co' suoi, credendoli tali, apprestano alla difesa l'armi e se stessi. Poco temevanli, e molto speravano i nostri; come quelli, che già tante volte vincitori, affrontavan ora un nemico sì spesso da lor debellato. Gli esploratori in tanto riferivano, esser tutto pacifico il venir di costoro; e così era in fatti.
     
     
      CVI.
     
      Abboccasi Volúce con Silla, dicendogli che lo inviava il padre per incontrarlo e scortarlo. Quel giorno e il vegnente, camminarono insieme senza sospetto: ma accampatisi, e già già annottando, Volúce in un tratto con viso non franco, e di temenza ripieno, corre a Silla annunziandogli; essere stato dagli esploratori veduto Giugurta, e non lungi. Pregavalo quindi ed esortavalo a partire nascosamente con lui nella notte. Silla, arditamente feroce, nel valore de' suoi affidatosi, temer non sapendo dei tante volte sconfitti Numidi; afferma, che quando pur anche la di lui rovina fosse ivi certissima, ivi egli perirebbe anzi che tradire i Romani a cui era duce; anzi che risparmiare con vergognosa fuga una vita mal certa, cui forse altro malore in breve torrebbegli. Ma instrutto poi da Volúce, dove ritrarsi potessero, aderì pure Silla al consiglio di sloggiar di notte: onde, fatti tosto cenare i soldati, ed accesi spessissimi fuochi, nell'ora prima li trae tacitamente del campo.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807 pagine 161

   





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