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      Nei primi anni del secolo XVI Venezia, obbligata a combattere per la propria esistenza, ebbe in vero prostrate le sue forze dall’immane lotta originata dalla lega di Cambrai, ma, per la sua grande avvedutezza politica, salvò la sua indipendenza, ritemprando insieme l’animo nelle generose aspirazioni della civiltà avvenire.
      Così se l’Italia fu in questo tempo il teatro degli avvenimenti più grandi, Venezia, e per il posto che ebbe in questi avvenimenti e per il suo particolare ordinamento politico, era la città unica al mondo nella quale un cittadino che appartenesse alla aristocrazia dominante, potesse conoscere gli occulti maneggi e tutte le circostanze che accompagnavano gli avvenimenti, e di questi avere minute e precise notizie.
      Imperocché da tutte le corti alle quali Venezia, da secoli, spediva i suoi oratori, dai consolati che essa aveva istituito in Europa, nell’Asia e nell’Africa, dai grandi centri commerciali che erano frequentati dai suoi mercanti, dai campi di battaglia che in questi anni insanguinarono più volte l’Italia, giungevano regolarmente a Venezia, relazioni, dispacci, ragguagli. In ogni maniera si informava il governo di tutti i fatti anche minimi che, in qualunque modo diretto od indiretto, in qualunque momento vicino o lontano, potessero influire nei consigli di una repubblica che aveva mantenuto la sua importanza in Europa. Ma queste relazioni per la maggior parte sarebbero andate perdute, colpa i vari infortunî e particolarmente gli incendî che hanno decimato gli archivî, dove pur troppo le collezioni cominciano alla seconda metà del secolo decimosesto, se un grande cronista non ce le avesse tutte raccolte e trasmesse, a nuovo e sicuro fondamento di storia.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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