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      [21] Non dice invece il luogo del suo primo incontro colla Candida, ma esclama:
      «Cussì volesse idio, con la mia fedehavesse Candida e Gema in mia balia»(28).
      E a Palazzolo, di un osteria, dice in versi latini:
      «Quo dedit hospitio caupo tibi grata falerna gloria, Sanute Marce, diserte domusIllius esse ferunt hoc sub ditione puelle
      Quem meus ardenti corde Marinus amat»(29).
      Vogliamo però subito notare che il Sanuto aveva allora soltanto 18 anni e che, se le passioni giovanili cominciavano ad infiammargli le vene e ad accendere la sua fantasia, non gli impedivano di cercare la compagnia dei dotti, di visitare le biblioteche, di raccogliere iscrizioni, di notare tutto quello che d’importante vedeva nel suo viaggio, di annodare i fatti presenti coi passati che gli erano assai famigliari pei lunghi studi, mostrando di possedere, anche in questo fra i primi suoi lavori, una cultura non comune al suo tempo e alla sua età. Era un ragazzo, che malgrado qualche follia giovanile, incominciava a portare degnamente il nome di Marino Sanuto.
      Come poi questi amori del nostro Sanuto abbiano finito, e per quali vicende siano passati, non si sa, perché non abbiamo trovato in alcun altro fra i numerosi suoi scritti, un accenno a questo delicato argomento. Vero è che egli ebbe due figlie naturali, Candiana e Bianca, alle quali portò grandissimo affetto, le sposò una a Giovanni Morello, l’altra ad Angelo Gratarol, si occupò di esse con amore veramente paterno e se ne ricordò nel suo testamento. Il Brown vorrebbe credere che fossero il frutto di questi primi suoi amori, ma non abbiamo dati positivi per affermarlo(30).


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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