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      (79), la quale non è che una [38] copia, da cima a fondo, del manoscritto del Sanuto, guardandosi bene il Guazzo dal nominare, anzi da fare al nostro autore la più lontana allusione, nell’atto stesso che ne traduceva in discreta lingua italiana, letteralmente, l’ingenuo dialetto, ma con evidenti errori di traduzione che più manifestano il plagio(80) e col falso criterio di escludere le notizie che a lui parevano prive di opportunità e di importanza, per modo che se il plagio è prova della impudenza del Guazzo, le ommissioni danno anche indizio del suo scarso criterio(81).
      Il codice della Biblioteca nazionale di Parigi, dal cui confronto si riconobbe il plagio famoso, fu per concessione del governo francese dato a trascrivere nell’Archivio di Stato di Venezia. Con fatica non lieve, per la scorrettezza del manoscritto, fu quindi pubblicato nel 1883 da Rinaldo Fulin, il quale dopo di aver dimostrato il plagio del Guazzo(82) conclude dicendo «che un superficiale confronto delle Historie coll’opera Sanutiana basta a dimostrare il plagio anche ai ciechi; ma che un esame più attento dimostra pure che il plagio è riuscito così imperfetto da lasciarne tutta la vergogna all’autore, senza togliere alla cronaca Sanutiana la novità ed importanza che gli studiosi vi hanno riconosciute».
      Successivamente, G. Mazzatinti e poi A. Sarfatti trovarono nella stessa Biblioteca nazionale di Parigi, un codice col n. 1441, in parte autografo, il quale contiene parecchi nuovi documenti che il Sanuto aveva preparati per aggiungere al testo della Spedizione di Carlo VIII che servì alla edizione del Fulin.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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