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      » Ma era assai amato dal doge Agostino Barbarigo e se ne consolava(133).
      Però il 6 di aprile 1501 fu dal Maggior Consiglio eletto Camerlengo a Verona, cioè tesoriere della Camera(134) e accettò «ita consulente il serenissimo Principe(135) rimanendovi 16 mesi circa» fino al settembre 1502(136).
      In Verona contribuì splendidamente a fare gli onori di casa, per nome della Repubblica alla graziosa Anna di Foix figlia di Giovanni II conte di Candale «dona molto degna et piena di ogni virtù che passò per quella città per andar sposa a Ladislao re di Ungheria, et per honorarla avi assai faticha(137)».
      Fu anche uno degli arbitri che decisero le questioni, vertenti da più anni, tra la città di Verona ed i conti di Bevilaqua per la giurisdizione dei vicariati di Bevilaqua, Mancalaqua e Minerbe, e presentò la sentenza arbitramentale il 30 aprile 1502(138).
      Le cure dell’amministrazione non distolsero, neppure a Verona, il Sanuto dai prediletti suoi studi. Ne fa fede un codice(139) col titolo: Carmina et epistolae variorum ad Marinum Sanutum Veronae Questorem, nel quale egli trascrisse una grande quantità di lettere, di poesie e di epigrammi, che numerosi suoi estimatori gli mandarono e che non sono senza importanza, quasi tutti inediti, tranne due epigrammi di Giovanni Cotta, pubblicati dal Morelli(140), e cinque dettati da Dante III Alighieri(141), dallo stesso Cotta, da Jacopo Filomusio Quariento e dal [49] Prandino che furono pubblicati dal Fulin(142) e si riferiscono alla carta topografica di Verona e dell’agro veronese, che il Sanuto avea fatto eseguire(143).


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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