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      Troviamo il Sanuto a Mestre, nel luglio(168) per abboccarsi coi famosi condottieri Lucio Malvezzi, Dionisio di Naldo, Giuliano da Cotignola, Meleagro da Forlì, Battista da Fano, Antonio dei Pii, Giovanni Brandolini, e i provveditori generali Moro e Gritti, che dirigevano il campo a Treviso.
      Poi ancora in Senato propose che si mandasse l’armata in Po per impedire al duca di Ferrara di passare nel Polesine, e per incendiare Ariano e Comacchio, di che fu pubblicamente lodato da Antonio Grimani, il valoroso ma disgraziato capitano generale che perdette la battaglia navale al Zonchio, per cui venne processato, ma che in fine ottenne la corona ducale(169).
      Quindi troviamo il Sanuto a Chioggia incaricato di raccogliervi la imposta di guerra «et tanto qui fici con inzegno et gran faticha et arte, che potei ricavar da pagar tutti»(170); poi incaricato di provvedere alle artiglierie di Legnago(171) e di raccogliere truppe e denari per la difesa di Padova(172).
      A Padova si recò con molti altri gentiluomini per prestar servizio militare nel 1513(173). Da prima fu posto alla guardia della piazza(174), poi fu delegato dai provveditori generali a staccare bollettini per le tasse, e a distribuire legna e materiali per la difesa(175) «ufficj di grandissima faticha che acceptai et fici a satisfation de tuti(176)». Vi stette 35 giorni cioè cinque giorni più del suo impegno, mantenendo del proprio cinque uomini ed un cavallo(177). Quando il provveditore Moro si ritirò a Venezia, con molti di quei volonterosi patrizi che aveano offerto vita e sostanze per soccorere Padova, dividendo coi comuni soldati pericoli e gloria(178), egli volle rimanere più del tempo stabilito, «per compiere bene il mio dovere(179)».


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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