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      Volendo i Procuratori mettere sopra i due pilastri acritani, che sono davanti la porta del Battisterio di San Marco, i due antichi marzocchi che erano e sono tuttora sul muro esterno della cappella Zeno, egli vi si oppose gagliardamente, perché «cosa molto vergognosa a muover quele antiquità; et tanto gridai che non si dovesse far, che el Principe lo intese, né volse per niente che i se mettesse»(344).
      [89] Né mancava a spettacoli e a feste. Il 22 maggio 1528 andò nella chiesa del Corpus Domini sulle Zattere per assistere alla vestizione monacale di quattro fanciulle, una delle quali era figlia di suo nipote Francesco Sanuto di Angelo ed avea soltanto 13 anni. «Mi contaminai molto, scrive, vederle menar in monasterio dove più non saranno viste»(345). Poi nel 1529 in maggio andò a Mazzorbo per veder vestire tre ragazze figlie di sier Ferigo Morosini suo cugino, nel monastero di S. Catterina, e benché fosse una bella cerimonia ne rimase afflitto(346). Assistette invece con molto piacere nel carnevale del 1528 ad una recita in Murano nella casa dei Lippomano, dove si rappresentò «un’egloga pastoral, molto bella, fata per alcuni romani»(347); e nel carnevale del 1530, mentre cominciavano i casi di peste a Venezia, assistette a una commedia alla bergamasca in casa Zorzi a S. Fantino, «et chi volse veder pagò un scudo et cenò lì. Vi fu molti che deteno. Cenarono 90 a tavola. Molti, veneno a veder senza pagar, tra li quali io, ma non restai a cena perché non vulsi»(348). Pochi giorni dopo andò ad udire altra commedia recitata dai compagni Reali in casa Loredan sul gran canale.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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