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      Un altro pozzo si trivellava nel 1533 a S. Barnaba, tre secoli prima che si inventassero i pozzi artesiani(404).
      L’ultimo conflitto l’ebbe con Francesco Erizzo capo dei Quaranta a proposito di una legge sulle malversazioni del pubblico danaro: «Contradissi», scrive, «la forma della parte dall’Erizzo presentata. Questi mi rispose bestialmente: lo trattai da gavinello (garzoncello) et di grande audatia, et fo grandissimo l’honor mio»(405).
      [94] Fu soltanto nel mese di settembre 1531, quando il Sanuto aveva già 65 anni e quasi compiuto il volume LIV dei suoi Diarii, che il Consiglio dei X gli accordò una provvisione annua vitalizia di 150 ducati d’oro, purché continuasse la sua cronaca e ne servisse il Bembo, nominato storiografo della Repubblica(406).
      Il provvedimento fu assai opportuno al nostro Sanuto, che trovavasi in ristretta fortuna e dovea costituire la dote alla seconda delle sue figlie naturali(407), perché all’altra aveva già pensato, con non lieve sacrificio, quando andò a marito. Ma se fu opportuno, questo che fu il primo e solo compenso che egli abbia avuto sul Bilancio dello Stato pei suoi servigi e pei suoi lavori, non gli fu di sodisfazione sincera, perché ferì il suo amor proprio di patrizio e di scrittore.
      Nei documenti che qui riportiamo è da notare l’amara ironia colla quale il Sanuto accenna al Navagero, che avendo avuto il carico di storiografo della Repubblica nulla scrisse(408) e accenna al nuovo storiografo Bembo, che per scrivere dovesse valersi dei Diarii e quindi delle fatiche di lui, mentre egli sperava di ottenere per sé quella nomina di fiducia.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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