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      Se non che, rendendo il debito onore a questi lavori parziali e certamente non infruttuosi, non possiamo trattenere qualche avvertenza rispetto agli accennati riassunti. In tali pubblicazioni è d’uopo sacrificare del tutto quella forma rozza, se vuolsi, ma ingenua e pittoresca che è propria del nostro Autore, e che non solo persuade la verità della storia, ma è storia anch’essa; conviene inoltre, ed è più grave discapito, togliere pur qualche cosa alla integrità piena delle notizie, le quali essendo già date dal cronista in modo sommario, non possono essere riassunte che a detrimento della loro pienezza.
      Si andava per ciò appunto coltivando e maturando il pensiero di procedere alla integrale pubblicazione dei Diarii. Ma l’ingente mole del manoscritto, che si estende a 58 volumi in folio, e la difficile scrittura, arrestò i più volonterosi editori. Si immaginarono parecchie combinazioni, che, per una o per altra circostanza, non raggiunsero il loro fine. E notevole fra queste fu la proposta di Adolfo Thiers che i governi europei ne intraprendessero la pubblicazione [123] ripartendo la spesa fra di loro. Così grande importanza attribuiva ai Diarii anche l’illustre storico francese(462).
      Ma non tardarono due fortunati avvenimenti che stimolarono più, e resero possibile, la desiderata pubblicazione.
      Il primo e più importante avvenimento fu l’unione della Venezia al regno d’Italia. Poco prima che il Governo austriaco cedesse la nostra città nel 1866, vi aveva fatto togliere e trasportare a Vienna, fra le altre cose preziose, anche una quantità importante di documenti dell’Archivio di Stato.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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