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      Entrato nel Maggior Consiglio di venti anni, un lustro innanzi all’età legale non per favore di sorte ma per merito d’ingegno, poi in Senato per la prima volta a dì 1 ottobre del 1498, il Sanuto stava tutt’orecchi a sentire quel che vi si veniva leggendo, discutendo o deliberando, ne prendeva note sommarie; anche delle lettere che capitavano ai privati s’insignoriva e le copiava; molte ne riceveva egli stesso dai [135] numerosi suoi amici; aveva inoltre ottenuto licenza di leggere negli archivi le carte segrete, che poi più tardi gli si comunicavano ufficialmente.
      I Diarii son dunque una cronaca universale, ma essenzialmente diversa da quante altre si conoscano, non fosse altro siccome raccolta di documenti, i cui originali per avverse vicende andarono poi in gran parte perduti, e non tutti possono essere suppliti con ricerche in altri archivi. Qui non si ha a fare con una delle solite cronache coeve, le quali, quand’anche non guaste da intenzionali inganni, sono testimonianze di occhio e di udito talmente alterate, perché dirette dall’apprezzamento del presente, che in esse più tosto che l’avvenuto abbiamo spesso ciò che parve tale. Qui son tutte autentiche le fonti, e quali fonti! Vi primeggiano appunto que’ dispacci, quelle stupende relazioni degli ambasciatori veneziani che con tocchi da Tiziano dipingono la condizione delle cose, gli uomini, i fatti; que’ dibattimenti ne’ consigli segreti della Repubblica e quelle deliberazioni prese in momenti difficilissimi con tanta calma e dignità e imperturbabile quiete, che ritraggono dell’antica saviezza romana.


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I Diarii
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1898 pagine 165

   





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