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      Et non voglio restar da scriver, come questo signor marchexe, hessendo, avanti el venisse in questa terra, intrato con gran triumpho a Mantoa, zoè sano, volse far le exequie dil re Ferando suo affine, le qual lo le fece, come per una lettera venuta di Mantoa intesi.
     
      [385]Copia di uno capitolo di una lettera venuta di Mantoa, di le exequie fate a re Ferando.
     
      Ozi, ch'è a dì 15 novembrio, si sono celebrati li officii a la majestà del re Ferando, molto solennemente fati in San Francesco, perhò che in mezo de la chiesia era fato uno tribunal quadro alto de terra quanto un homo, che havea sopra quatro colone de bella alteza con suxo una volta, e sotto una pyramide incoronata, ogni cossa cohoperta con pano negro. A le quatro colone erano asetati quatro armati a tutte arme, invogliati in pani negri, con le corone a' piedi, et sceptri rotti, che representavano li quatro re di Aragona morti. Cadaun de essi havea avanti uno ragazo con uno scudo e bandiera e l'arme aragonese, ma lhoro vestiti di nero fin in li piedi. Sopra le volte del tribunal erano tante torcie quante potea coprir. La chiesia tutta atorno atorno era illuminata de torcie aprese et panni neri tirati, che fo una cossa molto superba et funesta. Suxo le piramide era uno epithaphio composto per el Tibaldeo, scripto a lettere antique, el qual è questo qui sotto scripto. Al piede del tribunal, era uno moto vulgare, già molto grato al preffato re quando viveva, zoè Eterno danno per eterna gloria. Fo cantata la messa per el vescovo, presente tutta la chieresia de Mantoa, che hera uno numero grandissimo.


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I Diarii
Tomo I - parte prima
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 756

   





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