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      Quello de dicte diferentie di confini seguirà, scriverò di soto. Tamen, le cosse rimaseno cussì.
     
      Vene in questi giorni in questa terra domino Benedicto Tosabecho orator dil marchexe di Mantoa, et portoe lettere a la Signoria come el signor era fidelissimo servitor di questo stado. Et dicto orator andoe a l'audientia, tamen non era fato quel caxo come si feva prima, che sempre era el primo chiamato dentro. Pur, a dì 29 avosto, ave audientia, et expose come el suo signor non volleva cassar le sue zente, le qual lo le teniva acciò in ogni tempo potesse operarle per li servicii di essa illustrissima Signoria; et che 'l desiderava poter esser aldito, volendo justifichar el facto suo, et che la Signoria havea quel frate Agustin ancora in prexon; et esso signor voleva dar Mantoa, tute le sue forteze, la moglie et figliole in le man di la Signoria, et starà ogni [739] parangon di la innocentia sua. Demum, dimandava fusse facto creditor di certe tanse et alozamenti che non havea abuto. Volleva etiam contar et satisfar la Signoria di quello era restato debitor, et sempre, lui et caxa di Gonzaga, sariano dediti a questo stato, et similia verba. Li fo risposo che l'haveano inteso, et consultariano la risposta. Tamen, non li fo risposto, zoè non fu voluto aldirlo.
     
      Non voglio restar da scriver, come, a gloria di questa illustrissima Signoria nostra, in questo tempo, quanti oratori de Italia era in questa terra, non nominando Spagna che vi hè zà molti mexi. Vi era adoncha: Napoli et Milano, li quali fermi stevano et continuamente a l'audientia si vedeva.


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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1013

   





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