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      Questo che vene, nomeva domino Joane Antonio de Moris doctor tridentino, et alozò a San Bortolo in caxa di Piero Pender todesco merchadante, et a dì 17 andoe a la Signoria di compagnia di alcuni patricii, tra li qual Francesco Foscari cavalier per esser stado al suo re nostro orator. Questo vene perché par che Zuam Francesco di Prioli, fo fiol di ser Francesco, ex potentia, facesse retenir uno todesco di fontego lui, el qual era per falir, et portarli via alcuni danari, et lo messe in uno magazen adeo fu pagato. Unde, questo orator vene qui a requisitiom di li merchadanti di fontego, et per el principe li fo risposto che vederiano de intender etc.
     
      [1497 09 16]A dì 16 ditto, nel consejo di X con la zonta, fo preso parte et limitado le monete in questo modo. Che li testoni, in questa terra et per tutte terre e luogi nostri, excepto Crema, Bergamo, Friul, Udene et Ravena, non si potesse spender per più di soldi 28 nostri, la qual moneda era milanese. Che li feraresi da s. 24, valesse s. 22. Li ferraresi da s. 12, valesse s. 11. Li mantoani nuovi da s. 12, valesse s. 11. Li carlini papali valevano s. 10, valesse s. 9. Tute altre monede, di che grado e condition se voglia forestiere, siano bandite, né spender si posano. Et perché li bezi che valeva 2 al soldo, et era moneda molto comoda et amata dal populo, maxime menudo, per la comodità di spender, a hora, essendo banditi, fo preso di far bater in la zecha nostra ducati 500 di mezi soldi nostri d'arzento, con la stampa che parerà el colegio.


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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1013

   





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