Li fo scrito lassasse andar.
     
      Da Traù, di sier Lorenzo Corer conte. Come mandava de qui Hironimo Cipico soracomito, electo per quella comunità et consejo, et fo ordinato di darli la galia, li danari, et expedirlo subito.
     
      Vene Piero di Bibiena a la porta di collegio, dicendo il magnifico Juliano di Medici era venuto, sta a Muran in cha Lippomano, voleva audientia; et fo ordinato venisse doman. Intrò li cai di X, et mandati tutti fuora, steteno assa'; et il collegio iterum fo chiamato dentro.
     
      Vene sier Arseni Diedo venuto conte di Sibinico, qual prima di niuno referite vigorosamente haversi [640] operato a Sibinico, et haver fato che queli sanzachi vicini piacevoli: dice si potrà armar 10 galie per esser ivi assai populo, lauda il castello di San Marco, et aricorda la Signoria fazi star lì stratioti, et a compirla bisogna ducati 2000; et fo laudato dal principe de more, et pochi mesi dopo morite.
     
      Vene sier Fantin Pizamano, venuto podestà di Chioza, et disse li acadeva dir pocho per esser Chioza, Veniexia; et quella terra ha de intrada L. 15 milia di pizioli, ma è mal governada, poi quelli di Chioza sono poveri. Item, disse de le palade e dil porto. Fo laudato dal principe. Da poi disnar fo pregadi, et vene queste lettere le qual fono lecte, zoè:
     
      Da Roma di l'orator, di 17 et 18. Come lo cardinal Ascanio et li oratori fiorentini ebbeno nova di la sententia, et la disseno per Roma et a meza note Ascanio la fè saper al papa, qual stava di mala voja, et li parea esser stà fato pocho conto di lui, dice non haria fato questa sententia, etiam sta mal contento soa Santità per il matrimonio dil fiol, qual si farà in quella de Libret, et il papa voria esser dezuno di haverlo mandato, et fiorentini stanno suspesi ben che habino da Fiorenza esser stà fato fuogi, vedendo el nostro orator non havia nulla, et Ascanio si jacta di questo come lui et il ducha suo fratello havia posto la quiete in Italia.