Vene li do oratori fiorentini, et Zuam Batista Redolfi parloe dicendo assai parole, che soi excelsi Signori hanno auto piacer che la Signoria habi levate le zente di Pisa unde ringratiano, ma che pisani sono renitenti a ubedir a tanto quanto vol il laudo. Item, hanno inteso di una zonta data per il ducha di Ferrara a la sententia: disse hessendo fata qui è stà di voluntà di la Signoria, la qual zonta a lhoro non piace et arìano a caro a saper si la Signoria à voluto questo, et che 'l ducha di Ferrara ha mandato uno misier Etor, orator suo, lì, a dir anderà in persona fin a Pisa per adatar, et pisani non vogliono; pertanto prega la Signoria nostra non s'impazi più di Pisa, et che pisani intendono far novità, qual da per lhoro nulla porano far; nì etiam senesi et [669] luchesi; ma forsi con speranza di qualche potentato, et saria mal per la Italia; et prega la Signoria si operi a far per lhoro signori come soi fioli. Et fono mandati fuora di collegio per consultar la risposta. La qual consultata, et stato assai, tandem el principe rispose saviamente, maravegliandosi di tal parole, dicendo il ducha di Ferrara fè la sententia come li parse, et nui non sapevamo né si havemo de laudar di dita sententia, pur l'havemo exeguita, et si ha ordinà a le zente si lievi, et li provedadori di Pisa sarano presto qui; per tanto aricorda fiorentini vogli trovar sexto di adatarsi con pisani per il ben universal. Et il Redolphi iterum parloe laudando questa Signoria, scusandosi, dicendo forsi il ducha l'ha fatto ditta zonta a requisition di altro potentato, et cussì disse il Soderini che non volea dir altro, ma il magnifico suo collega havia ditto bene et acomodate.