El principe rispose: "Domine orator, vedete non volevamo insignorirse di Pisa come si diceva". Vene sier Lorenzo Zustignam, venuto podestà di Ravena et provedador di campo, et disse diria di le cosse di Ravena, et di campo diria poi in pregadi. Et era in collegio con lui sier Sigismondo di Cavali, venuto pagador, dil qual nulla disse; era etiam sier Vicenzo Valier venuto da Pisa; et fo remesso a referir poi, tamen non referite. Or ditto sier Lorenzo disse era [682] stato 17 mexi podestà et capitano di Ravena et due in campo, havia fato una justicia sola che fè squartar uno, el resto dil tempo era pacifico. Quella camera havia d'intrada da 8 in 9 milia ducati, ma non core li danari perché dava bota dil 30 per 100; li citadini richi è li daciari; et aricorda che li dacii si voria afitar a contadi, benché saria danno di la Signoria nostra, almeno voria li daciari desse el terzo in camera, et era causa li camerlengi per scuoder le pene ch'è la lhoro utilità, et la Signoria nostra si pol ajutar al bisogno di soi danari, voria dar a li camerlengi 5 per 100 di denari venisse in camera. Item, quella terra è povera, il più richo, benché non ne son che tre citadini hanno 500 ducati d'intrada per uno, el resto di ducati 200 in zercha. Item, era su quel di Ravena do rote, una mio uno e mezo di la terra lontana, l'altra propinquo a Forlì qual teniva per segurtà, et le ha ajutate, pur le aque danizava Ravena per esser in mezo di do fiumi maxime el Monton. Item, le mure di la terra erano assai ben conze; et à una porta va verso il ferarese, zoè Faenza, Forlì, Lugo et Bagnacavallo, havia fabricata di novo, et mostrò il disegno, molto bella; poi disse li danari havia manizato, è pronti li conti, licet prima etiam li mandasse, laudò la fedeltà di quelli di Ravena, quali non voriano taxe, dimandò perdono.