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      Fu posto, per li savij, scriver a Corphù che, non bisognando de lì, mandino il capitanio di le galie bastarde, con la conserva et do galie sotil, im ponente. E fu presa.
     
      Fu posto, per li savij, scriver a Roma, in risposta, zercha queste cosse dil re di romani. Fo gran disputation; sier Antonio Trun, savio dil consejo, non era in opinion. Parlò questi: ditto sier Antonio Trun; li rispose sier Domenego Trivixan, el cavalier, procurator, savio dil consejo, poi sier Zorzi Emo, poi sier Francesco Trum et poi sier Piero Lando, savio a terra ferma. E fu presa per li savij.
     
      [1507 08 28]A dì 28. Fo gran consejo.
     
      [1507 08 29]A dì 29. Fo gran consejo. Et vidi, cossa notanda, che a la porta si dava boletini a stampa di esser tolto in oficio, qual fo sier Alvise Lambardo, fo castelam a Lacise. quondam sier Piero, cao di sestier di Ossoduro. Et il doxe vete tal boletini et lo mandò ai cai di X; i qual cai riprese che non li desse, e altro non fu.
     
      [1507 08 30]A dì 30. La matina, il capitanio zeneral nostro, conte di Pitiano, acompagnato di alcuni patricij, fo in colegio a tuor licentia di ritornar a Gedi per terra. Disse haver dito l'opinion sua, e dove se dia far li campi etc.; et che fin do zorni si partiria. Et cussì partì a dì primo septembrio per Padoa.
     
      Da poi disnar fo pregadi. Et leto le infrascripte lettere:
     
      Da Milam. Chome atendeano a far li bastioni a le porte, numero 9, per ducati 1000 l'uno, di piera: haveano trovà chi li farà. Item, hanno di Zenoa, di 25, come è nova di Monacho esser zonta lì una nave spagnola con malvasie, saoni etc.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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