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      Poi fece armar una fusta de 16 banchi, con ogni secreteza possibile, et mandò cum dita fusta esso sophì al signor suo, con uno bel presente de brochati et altre cosse, da esser date a sua signoria. Et esso exponente vide, oculis propriis, ditta fusta partirsse et andar versso Mar Mazor, per andar in Trasebonda, che fu a dì 20 del mexe de marzo passato, con un bellissimo tempo; sì che presto, per el juditio suo, fece el lhor camino. Praeterea dice haver havuto per via certa, che 'l ditto sophì era partito con una malissima dispositione, dicendo esser stà molto mal tratado dal signor turco, et che l'è per far el contrario effecto de tutto quello è la mente de esso signor turco. Ulterius, che a dì 24 del meze de marzo passato, el signor turco mandò un bando strectissimo, che niuno turco, sotto pena di la forcha, non bevesse vino, ponendo etiam simel pena a quelli che gelo vendesse; el qual bando durò cercha 4 zorni, nè mai più per tal causa ne fu aldito un simile. Da poi passati ditti i zorni, janizari [442] se levono a rumor per tal bando, et contra el comandamento del suo signor, andono a le taverne, et per forza tolevano el vino, rompendo le porte et facendo molti altri mali, et lo comenzono a bever. Per il che, uno di lo agà di janizari, aciò non seguisse mazor desordine, andò ad essi janizari, et lì feceno alquanto soprasieder. Interim andò ai bassà, et dolendossi di tal prohibition, subito i bassà, de ordene del signor, feceno revocar ditto bando. Dicendo, che sono anni 21 che 'l praticha in Constantinopoli, et mai vete mancho obedientia di janizari ad esso signor turco; et che tra i bassà sono grandissimi odij.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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