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      Essorta poi i prencipi et i popoli a non monstrarsi di consentire a tanta sceleratezza col tolerarla longamente. Gli rappresenta essere cosa vergognosissima che si lascino condurre da un fraticello fuora della via de' loro maggiori, quasi che solo Lutero intenda e sappia. Gli avvertisce che se i seguaci di Lutero hanno levato l'obedienza alle leggi ecclesiastiche, molto maggiormente vilipenderanno le secolari, e se hanno usurpato i beni della Chiesa, meno si asteneranno da quei de laici, et avendo ardito di mettere mano nelli sacerdoti di Dio, non perdoneranno alle case, mogli e figlioli loro. Gli essorta che se non potranno con le dolcezze ridur Martino et i suoi seguaci nella dritta via, venghino ai rimedii aspri e di fuoco, per risecare dal corpo i membri morti, come fu fatto ne' tempi antichi a Datan et Abiron, ad Anania e Saffira, a Gioviniano e Vigilanzio, e finalmente come i maggiori fecero contra Giovanni Hus e Gieronimo da Praga nel concilio di Costanza, l'essempio de' quali, quando non possino far altramente, debbono immitare. Infine si rimette, cosí in quel particolare come in altri negozii, alla relazione di Francesco Chiericato suo noncio. Scrisse anco lettere quasi a tutti i prencipi con gl'istessi concetti: all'elettore di Sassonia, in particolare, scrisse che ben considerasse qual macchia sarebbe stata alla sua posterità avendo favorito un frenetico che metteva confusione in tutto 'l mondo con invenzioni empie e pazze, rivoltando la dottrina stabilita col sangue de' martiri, vigilie de santi dottori et armi di tanti prencipi fortissimi, caminasse per i vestigii de suoi maggiori, non lasciandosi abbagliare gli occhi dalla rabbia d'un omicciuolo a seguire gli errori dannati da tanti concilii.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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