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      Essortò i cardinali a pensar ciascuno e proporgli tutti quei mezi che giudicassero poter servire a questi due scopi, d'introdur la pace e sradicar l'eresie. Si publicò per Roma et anco per Italia il ragionamento del papa e ne fu mandata copia per mano di molti, e quantonque da' suoi fosse molto aiutato con la commendazione, ebbe però fede di sincero appresso pochi.
      Ma in Spagna, essendo state presentate le 2 lettere dal noncio pontificio all'imperatore, l'una un dí doppo l'altra, eccitò molto pensiero nel conseglio di quel prencipe. Credevano alcuni d'essi che Clemente, pentito dell'acerbità della prima, avesse scritta la seconda per medicina, per il che consegliavano che non convenisse mostrarne risentimento. E questa opinione era fomentata da una disseminazione sparsa dal noncio, che con la seconda avesse avuto ordine, se la prima non era presentata, di non darla, ma consegnando solo la seconda, rimandarla. I piú sensati ben vedevano che non vi essendo differenza maggiore che d'un giorno, se fosse stato pentimento averebbe il papa potuto, facendo accelerar il corriere secondo, prevenir il primo; poi non esser verisimile che un prencipe prudente come quello, senza gran consulta, fosse venuto a deliberazione di scriver con tanta acerbità. Però riputavano che fosse stato un artificio di protestare e non voler risposta. E fu risoluto che dall'imperatore fosse immitato, rispondendo parimente alla prima con i termini convenienti alla severità, et un giorno doppo alla seconda, correspondendo alla maniera tenuta in quella.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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