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      Di questa appellazione o citazione o pur manifesto, da' partegiani de' Colonnesi ne fu affisso in Roma di notte sopra le porte delle chiese principali et in diversi altri luoghi l'essemplare e disseminato per Italia: il che a Clemente causò gran perturbazione, il quale aborriva sommamente il nome di concilio, non tanto temendo la moderazione dell'autorità pontificia e de' commodi della corte, quanto per, i rispetti suoi proprii. Imperoché, quantonque Leone suo cugino, volendolo crear cardinale, facesse provare che tra la madre sua et il padre Giuliano fosse promessa di matrimonio, nondimeno la falsità delle prove era notoria, e se ben non vi è legge che proibisca agli illegitimi d'ascender al pontificato, nondimeno l'openione vulgare è persuasa che con tal qualità non possi star la degnità papale. Lo faceva dubitar assai che ad un tal pretesto, se ben vano, non fosse dato vigore da' suoi nemici sostentati dalla potenza dell'imperatore. Ma piú ancora temeva perché, conscio a se stesso con che arti fosse asceso al pontificato e come il cardinale Colonna avesse maniera di provarle, attesa la severa bolla di Giulio II che annulla l'elezzione simoniaca e vieta che possi esser convalidata per consenso susseguente, aveva gran dubitazione che non avvenisse a sé quello che a Baltassar Cossa detto Giovanni XXIII. Ma che negoziazione fosse di concilio di Spira, non ho potuto venir in maggior cognizione, non avendone trovato menzione se non nel manifesto sopradetto et appresso Paulo Giovio nella vita del sopra nominato cardinale.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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