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      Che hanno voluto scriver queste cose ad essi re e prencipi di tanta autorità per scolparsi appresso loro, pregandogli a non dar fede alle calonnie e servar il loro giudicio intiero, sino che gli imputati abbiano luogo di scolparsi publicamente. E per ciò vogliono pregare Cesare che per utilità della Chiesa congreghi quanto prima un concilio pio, libero, in Germania, e non voglia procedere con la forza sino che la cosa non sia disputata e definita legitimamente.
      Rispose il re di Francia con lettere molto ufficiose, in sostanza rendendo grazie della communicazione d'un affare di tanto momento: mostrò essergli stato molto grato intender la loro discolpazione, approvar l'instanza che i vizii siano emendati, nel che troveranno congionta anco la volontà sua con la loro; la ricchiesta del concilio esser giusta e santa, anzi necessaria, non solo per i bisogni di Germania, ma per tutta la Chiesa; non essere cosa onesta venir alle armi dove si può con la trattazione metter fine alle controversie. Del medesimo tenore furono anco le lettere del re d'Inghilterra, oltre che in particolare si dicchiarò desiderare esso ancora il concilio e volersi interporre con Carlo per trovar modo di concordia.
      Andata per tutta Germania la notizia del decreto imperiale, immediate fu dato principio ad accusar nella camera di Spira quelli che seguivano la nuova religione, da chi per zelo e da altri per vendetta di proprie inimicizie e da alcuni ancora per occupar i beni delli avversarii; furono fatte molte sentenze, molte dicchiarazioni e molte confiscazioni contra prencipi, città e privati, e nissuna ebbe luogo, se non qualcuna contra quelli privati, i beni de' quali erano nel dominio de' catolici.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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