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      Ma quanto a quello che il pontefice aveva destinato in Mantova, speravano che Cesare non fosse per dipartirsi da' decreti delle diete e dalle promesse tante volte fattegli, che il concilio si dovesse celebrar in Germania; dove che vi possi esser pericolo, non saperlo vedere, poiché tutti i prencipi e città ubediscono a Cesare e sono cosí ben ordinate che i forestieri vi sono ricevuti e trattati con ogni umanità. Ma che il pontefice sia per proveder alla sicurezza di quelli ch'anderanno al concilio, non sapevano intender come, massime risguardando le cose occorse nell'età precedente. Che la republica cristiana ha bisogno d'un pio e libero concilio, e che ad un tale essi hanno appellato. Che poi non si debbia trattare prima del modo e forma, altro non significa se non che non vi debbia esser libertà e che tutto si debbia riferir alla potestà del pontefice, il qual avendo già dannata la loro religione tante volte, se egli doverà esser giudice, il concilio non sarà libero. Che il concilio non è un tribunale del solo pontefice, né de' soli preti, ma di tutti gli ordini della Chiesa, eziandio de' secolari. Che il voler preponer la potestà del pontefice all'autorità di tutta la Chiesa è openione iniqua e piena di tirannide; che defendendo il pontefice l'openione de' suoi, anco con editti crudeli, sostenendo egli una parte della lite, il giusto vuol che da' prencipi sia determinato il modo e forma dell'azzione.
      Al medesimo convento di Smalcald mandarono ambasciatori i re di Francia e d'Inghilterra; quel di Francia, che essendo morto Francesco Sforza, duca di Milano, dissegnava fare la guerra in Italia, gli ricercò di non accettare luogo per la celebrazione del concilio, se non con conseglio suo e del re d'Inghilterra, promettendo che essi ancora non ne accetterebbono nissuno senza di loro.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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