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      In questo stato di cose finí l'anno 1541, e nel seguente mandò il pontefice a Spira (dove in presenzia di Ferdinando la dieta si teneva) Giovanni Morone, vescovo di Modena, il quale, seguendo la commissione datagli quanto al concilio, espose la mente del pontefice essere la medesima che per il passato: cioè che il concilio pur una volta si facesse; che l'aveva sospeso con volontà di Cesare per aprire inanzi qualche adito di concordia in Germania, la quale vedendo essere stata vanamente tentata, egli ritornava alla deliberazione di prima, di non differire la celebrazione. Ma quanto al congregarlo in Germania, non si poteva compiacergli, perché egli voleva intervenirvi personalmente, e la età sua e la longhezza della strada e la mutazione tanto diversa dell'aria ostava al trasferirsi in quella regione, la quale non pareva manco commoda alle altre nazioni; senza che vi era gran probabilità di temere che in Germania non si potessero trattare le cose senza torbulenzia; per il che gli pareva piú a proposito Ferrara o Bologna o Piacenza, città tutte grandi et opportunissime; quali, quando non piacessero a loro, si contentava di farlo in Trento, città a' confini di Germania. Che averebbe voluto darci principio alla pentecoste, ma per l'angustia del tempo l'aveva allongato a' 13 d'agosto. Pregava tutti di voler convenire in questo e, deposti gli odii, trattare la causa di Dio con sincerità. Ferdinando et i prencipi catolici ringraziarono il pontefice dicendo che, non potendo ottenere un luogo atto in Germania, come sarebbe Ratisbona o Colonia, si contentavano di Trento.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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