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      Ma i protestanti negarono di consentire, né che il concilio fosse intimato dal pontefice, né che il luogo fusse Trento: il che fu causa che in quella dieta, quanto al concilio, non si fece altra determinazione.
      Con tutto ciò il pontefice mandò fuora la bolla dell'intimazione sotto li 22 maggio di questo anno; nella quale, commemorato il desiderio suo di provedere a' mali della cristianità, diceva avere continuamente pensato a' rimedii; né trovandosene piú opportuno che la celebrazione del concilio, venne in ferma risoluzione di congregarlo; e fatta menzione della convocazione mantovana, poi della sospensione, e passato alla convocazione vicentina, et all'altra sospensione fatta in Genova, e finalmente di quella a beneplacito, passò a narrare le raggioni che l'avevano persuaso a continuare la stessa sospensione sino allora. Le quali furono: la guerra di Ferdinando in Ongaria, la ribellione di Fiandria contra Cesare e le cose seguite per la dieta di Ratisbona, aspettando che fosse il tempo destinato da Dio per questa opera. Ma finalmente, considerando che ogni tempo è grato a Dio, quando si tratta di cose sante, era risoluto di non aspettare piú altro consenso de' prencipi, e non potendo avere piú Vicenza, ma desiderando dare sodisfazzione, quanto al luogo, alla Germania, intendendo che essi desideravano Trento, quantonque a lui paresse maggiormente commodo un luogo piú dentro Italia, nondimeno per paterna carità inchinò la propria volontà alle loro domande, et elesse Trento per celebrarvi il concilio ecumenico al primo di novembre prossimo, interponendo quel tempo, accioché il suo decreto potesse essere publicato et i prelati avessero spacio d'arrivare al luogo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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