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      A queste offese poneva il papa nell'altra bilancia che il re di Francia aveva fatto tante leggi et editti di sopra narrati per conservare la religione e la sua autorità; a quali s'aggiongeva che al primo d'agosto i teologi parisini a suono di tromba, congregato il popolo, publicarono i capi della dottrina cristiana, 25 in numero, proponendo le conclusioni e determinazioni nude, senza aggiongerli raggioni, persuasioni o fondamenti, ma solo prescrivendo, come per imperio, quello che volevano che fusse creduto; i quali furono stampati e mandati per tutta la Francia, confermati con lettere del re, sotto gravissime pene a chi altramente parlasse overo insegnasse, con un altro nuovo decreto d'inquirire contra i luterani. Cose le quali piú piacevano al papa, perché sapeva essere fatte dal re non tanto per la causa detta di sopra, cioè di giustificarsi col mondo che la guerra con Cesare non era presa da lui per favorire la dottrina de' luterani, né per impedire la loro estirpazione, ma ancora e piú principalmente per compiacere a lui e per riverenza verso la Sede apostolica.
      Ma l'imperatore a cui notizia erano andate le querele del papa, rispondeva che avendo il re di Francia fatta confederazione col Turco a danno de cristiani, come bene mostrava l'assedio posto a Nizza di Provenza dall'armata ottomana, guidata dal Polino, ambasciatore del re, e le prede fatte nelle riviere del regno, a lui era stato lecito per diffesa valersi del re d'Inghilterra, cristiano se ben non riconosce il papa, sí come anco, con buona grazia del medesimo pontefice, egli e Ferdinando si valevano degli aiuti de' protestanti piú alieni dalla Sede apostolica che quel re; che averebbe dovuto il papa, intesa quella collegazione di Francia col Turco, procedere contra lui; ma vedersi bene la differenza usata: perché l'armata de' turchi, che tanti danni aveva portati a tutti i cristiani per tutto dove transitato aveva, era passata amichevolmente per le riviere del papa; anzi, che essendo andata ad Ostia a far acqua la notte di san Pietro et essendo posta tutta Roma in confusione, il cardinale de Carpi, che per nome del papa assente commandava, fece fermare tutti, sicuro per l'intelligenza che aveva co' turchi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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