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      Per questi negozii mandò il cardinale Farnese legato in Germania con le necessarie instruzzioni.
     
     
      [I legati in Trento chiedono avviso al papa intorno all'aprire il concilio]
     
      Ma i legati in Trento, avendo avuto commissione dal papa che in evento che intendessero trattarsi della religione nella dieta, dovessero, senza aspettare maggior numero de' prelati, aprire il concilio con quei tanti che vi fossero, ma non dovendosi trattarne, si governassero come gli altri rispetti consegliassero, viddero dalla proposta della dieta non esser astretti, ma ben, dall'altra parte, il poco numero de' prelati (che sino allora non erano piú di quattro) persuadergli la dilazione; restavano però in dubio che il pericolo delle arme turchesche non constringesse Ferdinando a fare il recesso e, secondo la promessa, intimare un'altra dieta dove si trattasse della religione, ributtando la colpa in loro con dire d'avergli fatto notificare la proposizione, accioché, sapendo quello che era promesso con buona intenzione, essi, aprendo il concilio, dassero occasione che non s'esseguisse. Per la qual causa mandarono al pontefice in diligenza per ricevere ordine da lui di quello che dovessero fare in tal angustia di deliberazione, vedendosi dall'un canto necessitati da un potente rispetto d'accelerare, e dall'altro costretti a soprasedere per essere quasi come soli in Trento. Misero inanzi al pontefice avere molte congetture e grandi indicii che l'imperatore non curasse molto la celebrazione del concilio; che don Diego, dopo la prima comparizione, non aveva mai detto pur una parola, e che mostrava quasi in fronte avere piacere di quell'ocio e trascorso di tempo, bastandogli solo la sua comparizione per scolpar il suo patrone e giustificarlo che, avendo per se stesso e per oratori continuamente chiesto e sollecitato il concilio, et avendo condotto il negozio al termine, e non vedendo progresso conveniente, potesse e dovesse intimare l'altra dieta, e terminare la causa della religione, come raggionevolmente devoluta a Sua Maestà per la diligenza sua e negligenza del pontefice.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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