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      E fermato questo ponto, scrisse a' legati che l'apprissero per il dí di Santa Croce; qual ordine essi publicarono all'ambasciatore cesareo et a tutti gli altri, senza venire al particolare del giorno. E poco dopo gionse il cardinal Farnese in Trento per transitare di là in Vormazia e portò l'istessa commissione, e consultato il tutto tra lui et i legati, fu tra loro determinato di continuare, notificando a tutti la commissione d'aprire il concilio in genere, ma non descendendo al giorno particolare, se non quando egli, gionto in Vormes, avesse parlato all'imperatore, avendo conceputa molto buona speranza per aver inteso che l'imperatore, udita l'espedizion della legazione, era rimasto molto sodisfatto del papa e lasciatosi intendere di volere procedere unitamente con lui; il che per non sturbare, non volevano senza notizia della Maestà Sua procedere a nissuna nuova azzione, massime che cosí don Diego, come il cardinal di Trento consegliavano l'istesso.
      Rinovò don Diego la sua pretensione di precedere tutti, eccetto i legati, allegando che sí come quando il papa e Cesare fossero insieme, nissuno sederebbe in mezo, l'istesso si dovesse osservare ne representanti l'uno e l'altro e dicendo d'aver in ciò il parere e conseglio di persone dotte. Da' legati non fu risposto se non con termini generali, che erano preparati di dar a ciascuno il suo luogo, aspettando d'aver ordine da Roma; il che anco piaceva a don Diego, sperando che là nelli archivi publici si troverebbono decisioni et essempii di ciò; mostrandosi pronto, fuori del concilio di cedere ad ogni minimo prete; ma soggiongendo che nel concilio nessuno ha maggior autorità, dopo il papa, che il suo prencipe.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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