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      Sopra l'aprire del concilio non gli diede risoluta risposta, ma, parlando variamente, ora disse che sarebbe stato ben incomminciarlo in luogo piú opportuno, ora che era necessario inanzi l'apertura fare diverse provisioni: onde il cardinale chiaramente vedeva che mirava a tenere la cosa cosí in sospeso e non far altro, per governarsi secondo i successi o aprendolo, o dissolvendolo. Al non intimare altra dieta per trattare della religione diede risposta generale et inconcludente, che averebbe sempre fatto, quanto fosse possibile, la stima debita dell'autorità ponteficia. Ma alla proposta di fare la guerra a' luterani rispose essere ottimo il conseglio del pontefice, e la via da lui proposta unica; la quale era risoluto d'abbracciare, procedendo però con la debita cauzione, concludendo prima la tregua co' turchi, che col mezo del re di Francia sollecitamente e secretissimamente trattava, e con avvertenza che, essendo il numero et il poter de' protestanti grande et insuperabile, se non si divideranno tra loro o non saranno sprovistamente soprapresi, la guerra sarebbe riuscita molto ambigua e pericolosa. Che il disegno era da tenersi secretissimo, sin che l'opportunità apparisse, la quale scoprendosi, egli averebbe mandato a trattare col pontefice: tra tanto accettava le oblazioni fattegli.
     
     
      [Farnese tratta dell'infeudazione di Parma e Piacenza per li suoi]
     
      Oltra questi negozii publici, ebbe il cardinale un altro privato di casa sua. Il pontefice, parendogli poco aver dato a suoi il ducato di Camerino e Nepi, pensò dargli le città di Parma e Piacenza, le quali essendo poco tempo inanzi state possedute da' duchi di Milano, desiderava che vi intervenisse il consenso di Cesare per stabilirne meglio la disposizione; e di questo trattò il cardinale con l'imperatore, mostrando che sarebbe tornato a maggior servizio di Sua Maestà, se quelle città tanto prossime al ducato di Milano fossero state in mano d'una casa tanto devota e congionta, piú tosto che in poter della Chiesa, nella quale succedendo qualche pontefice mal affetto, diversi inconvenienti potevano nascere; che quella non sarebbe stata alienazione del patrimonio della Chiesa, poiché erano pervenute primieramente solo in mano di Giulio II, né ben confirmato il possesso se non sotto Leone; che sarebbe stata con evidente utilità della Chiesa, perché, in cambio di quelle, il pontefice gli dava Camerino e, detratte le spese che si facevano nella guardia di quelle due città e gionti 8000 scudi che averebbe il nuovo duca pagato, s'averebbe cavato piú entrata di Camerino, che di quelle.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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