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      In questi stessi tempi non s'intermisero però quelli altri, quando li stessi vescovi da loro medesimi s'adunavano e l'azzione era guidata, come s'
      è detto, da uno di loro, e la risoluzione presa secondo il commun parere. La materia trattata alle volte era di breve risoluzione, sí che in un consesso si espediva; alle volte, per la difficoltà o moltiplicità, aveva bisogno di reiterarsi, onde vengono le molte sessioni nel medesimo concilio. Nissuna era di ceremonia, né per solo publicare cose digeste già altrove, ma per intendere il parere di ciascuno; erano chiamati atti del concilio i colloquii, le discussioni, le dispute e tutto quello che si faceva o diceva. È nuova openione e pratticata poche volte, se ben in Trento è stabilita, che i soli decreti siano atti del concilio e soli debbiano esser dati in luce, ché negli antichi tutto si dava a tutti. Intervenivano notarii per raccogliere i voti, i quali, quando un vescovo parlava non contradicendo alcuno, non scrivevano il nome proprio di quello, ma usavano scrivere cosí: "la santa sinodo disse". E quando molti dicevano l'istesso, si scriveva: "i vescovi esclamarono" overo "affermarono", e le cose cosí dette erano prese per definizioni; se parlavano in contrario senso, erano notate le contrarie openioni et i nomi degli autori, et i giudici o presidenti decidevano. Avveniva senza dubio qualche impertinenza alle volte, per l'imperfezzione d'alcuno, ma la carità, che iscusa i difetti del fratello, la ricopriva. Interveniva numero maggiore della provincia dove il concilio si teneva e delle vicine, ma senza emulazione, desiderando ogni uno piú d'ubedire, che di prescrivere legge ad altri.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Trento