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      In fine furono presentati alcuni mandati da vescovi assenti, e furono deputati l'arcivescovo d'Ais il vescovo di Feltre e quello d'Astorga a vedere il punto dell'escusazione e riferire in congregazione.
      I legati il giorno seguente scrissero a Roma che si vedeva quella amplificazione del titolo, con aggionta del rappresentare la Chiesa universale, essere cosa tanto populare e piacere cosí a tutti, che facilmente poteva ritornar in trattazione; e però desideravano sapere la volontà di Sua Santità, se dovevano persistere in negarlo, overo compiacergli, massime in occasione che si avesse da fare qualche decreto importante, come in condannare l'eresie e simili cose. Avisarono ancora d'avere fatta la proposta per la seguente congregazione cosí in genere, per secondare il desiderio de' prelati che era d'entrare nelle cose essenziali e mettere nondimeno tempo in mezo, sin che venisse da Sua Santità l'instruzzione ricchiesta. Aggionsero appresso il cardinale Pacceco esser avisato che l'imperatore aveva dato ordine a molti vescovi spagnuoli, persone d'essemplarità e di dottrina, che andassero al concilio: perilché giudicavano essere necessario che Sua Santità mandasse 10 o 12 prelati, de' quali si potesse fidare e fossero ancora per le altre qualità atti a comparire, acciò crescendo il numero de oltramontani, massime uomini rari e d'essemplarità e dottrina, trovassero riscontro in qualche parte: perché di quelli che sino allora si trovavano in Trento, i ben intenzionati erano di poche lettere e minor prudenza; quelli di qualche sapere si scoprivano uomini di dissegno e difficili da maneggiare.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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