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      Queste raggioni non furono giudicate da' legati cosí efficaci come la contraria, che il non far decreto fosse con perdita della riputazione; perilché, risoluti a questa parte et accommodate meglio alcune parole, secondo gli avvertimenti de' prelati, proposero il decreto nella congregazione del I di febraro: sopra il quale furono dette varie cose e, se ben fu approvato dalla maggior parte, nondimeno con poco gusto, nel partire della congregazione, alcuni de' prelati, raggionando l'un all'altro, ebbero a dire: "Si dirà che con negozio di 20 anni si ha concluso di ridursi per udire a recitar il Credo".
     
     
      [Si fa sessione col recitar il simbolo]
     
      Venuto adonque il dí 4, giorno destinato della sessione, con la medesima ceremonia e compagnia s'andò alla chiesa; nella quale cantò la messa Pietro Tragliavia, arcivescovo di Palermo; fece il sermone frate Ambrosio Catarino, senese dominicano, e l'arcivescovo di Torre lesse il decreto, la sostanza del quale fu che la sinodo, considerando l'importanza de' doi capi che aveva da trattare, dell'estirpazione delle eresie e riformazione de' costumi, essorta tutti a confidar in Dio e vestirsi delle arme spirituali; et accioché la sua diligenza abbia principio e progresso dalla divina grazia, determina di comminciare dalla confessione della fede, seguitando gli essempii de' padri, che ne' principali concilii nel principio delle azzioni hanno opposto quel scudo contra le eresie e con quel solo alcune volte hanno convertito gli infedeli e vinti gli eretici; nel quale concordano tutti i professori del nome cristiano; e qui fu recitato tutto, di parola in parola, senza soggiongere altra conclusione; et interrogò l'arcivescovo i padri se gli piaceva il decreto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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