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      Ma stabilito questo fondamento, che ogni cristiano è ubligato credere alla Chiesa, sopra quello si fabricarà sicuramente. Aggiongeva doversi pigliar essempio da tutti quelli che sino allora avevano scritto con sodezza contra luterani, come frate Silvestro et Ecchio, che si sono valuti piú dell'autorità della Chiesa, che di qualonque altro argomento; né con altro potersi mai convincer i luterani. Esser cosa molto aliena dal fine proposto, cioè di ponere tutti i fondamenti della dottrina cristiana, lasciare il principale e forse l'unico, ma al certo quello senza il quale gli altri non sussistono. Non ebbe questa opinione seguaci. Alcuni gli opponevano che era sogetta alle stesse difficoltà che faceva agl'altri; perché anco le sinagoghe d'eretici s'arrogarebbono d'essere la vera Chiesa, a chi tanta autorità era data. Altri, avendo per cosa notissima et indubitabile che, per la Chiesa, si debbe intendere l'ordine clericale, e piú propriamente il concilio et il papa come capo, dicevano che l'autorità di quella s'ha da tenere per già decisa, e che il trattarne al presente sarebbe un mostrare che fosse in difficoltà, o almeno cosa chiarita di nuovo, e non antichissima, sempre creduta dopo che ci è Chiesa cristiana.
      Ma fra Antonio Marinaro carmelitano era di parere che si astenesse di parlare delle tradizioni, e diceva che in questa materia, per decisione del primo articolo, conveniva prima determinare se la questione fosse facti vel iuris, cioè se la dottrina cristiana ha due parti, una, che per divina volontà fosse scritta, l'altra che per la stessa fosse proibito scrivere, ma solo insegnare in voce; overo se di tutto il corpo della dottrina per accidente è avvenuto che, essendo stata tutta insegnata, qualche parte non sia stata posta in scritto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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