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      E per tanto i scolastici teologi, avendo veduto che non vi era piú bisogno nella Chiesa d'altre esposizioni e che la Scrittura era non solo a bastanza, ma anco abondantemente dichiarata, presero altro modo di trattare le cose sacre; e vedendo gli uomini inclinati alle dispute, giudicarono che fosse ben occupargli piú tosto in essamine di raggioni e detti d'Aristotele, e conservare la Scrittura divina in riverenza, alla quale molto si deroga, quando sia maneggiata communemente e sia materia de' studii et essercizii de' curiosi. E tanto si passava inanzi con questa sentenzia che fra Ricardo di Mans franciscano disse i dogmi della fede essere tanto dilucidati al presente dagli scolastici, che non si doveva imparargli piú dalla Scrittura; la qual è vero che altra volta si leggeva in chiesa per instruzzione de' popoli e si studiava per l'istessa causa; dove al presente si legge in chiesa solo per dir orazione, e per questo solo doverebbe anco servire a ciascuno e non per studiare, e questa sarebbe la riverenza e venerazione debita da ogni uno alla parola Dio. Ma almeno doverebbe esser proibito il leggerla per ragion di studio a chi non è prima confermato nella teologia scolastica, né con altri fanno progresso i luterani, se non con quelli che studiano la Scrittura; il qual parere non fu senza aderenti.
      Tra queste opinioni ve ne caminarono due medie: una, che non fosse bene restringere l'intelligenza della Scrittura a' soli padri, atteso che per il piú i loro sensi sono allegorici e rare volte litterali, e quelli che seguono la lettera s'accommodano al loro tempo, sí che l'esposizione non riesce a proposito per l'età nostra.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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