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      Furono da ambedue le parti fatti diversi discorsi e repliche, e dicendo finalmente i legati d'avere commandamento dal papa e non poter mancare del loro ufficio, disse don Francesco l'ufficio de buoni ministri esser il mantenere l'amicizia tra prencipi et aspettare qualche volte la seconda commissione; il che, sí come da' legati non fu negato, cosí risposero che non si doveva voler da' loro piú di quello che potessero fare con loro onore. Di tutto ciò diedero al pontefice conto, aggiongendo avergli detto il cardinale di Trento che, se si proponesse l'articolo del peccato originale, non passarebbe senza mala contentezza dell'imperatore, e che però, desiderando essere da una parte ministri di pace e concordia e dall'altra ubedienti a' commandamenti di Sua Santità, gli era parso spedire questo aviso in diligenza, pregandola a non lasciargli errare: soggiongendo che, non venendo altro aviso, seguiterebbono il suo ultimo commandamento, sforzandosi a persuadere a don Francesco et al cardinale di Trento che l'articolo del peccato originale in Germania non sia piú per controverso, ma per accordato, apparendo ciò per l'ultimo colloquio di Ratisbona, dove Sua Maestà per il primo articolo da concordare ha fatto pigliare quello della giustificazione; ma per dar piú longo tempo che sarà possibile, si tratteneranno tutti i giorni che potranno onestamente con l'espedizione del residuo della sessione passata.
      Si fece una congregazione per questo solo di dare meglior forma come si dovesse procedere piú ordinatamente che per lo passato, cosí nel trattare la dottrina della fede, come la materia della riforma: e furono distinte due sorti di congregazioni, una di teologi, per discorrere sopra la materia di fede che si proponesse, e le loro opinioni fossero scritte da uno de' notari del concilio e, parlandosi della riforma, fossero oltra i teologi, introdotti anco i canonisti, e queste congregazioni si tenessero in presenza de' legati, ma vi potessero però intervenire quei padri a chi piacesse per udire.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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