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      Una altra sorte di congregazione constasse de' prelati a formar i capi o di dottrina, o di riforma, i quali essaminati e, secondo il parere piú commune, ordinati, fossero proposti nella congregazione generale per sentir il voto di ciascuno e, secondo la deliberazione della maggior parte, stabilire i decreti da publicare in sessione.
      Seguendo questo ordine fu trattato delle lezzioni e prediche, formando e riformando varie minute di decreti, né mai si trovò modo che piacesse a tutti, per esser interessati molto i prelati a volere che tutto dependesse dalla autorità episcopale e che non vi fosse nissuna essenzione; e dall'altro canto volendo i legati mantenere i privilegii dati dal pontefice, massime a' mendicanti et alle università: e dopo molte dispute, essendo la materia assai dibattuta, credettero che nella congregazione de' 10 maggio dovessero essere tutti d'accordo. Ma riuscí in contrario, perché se ben durò sino a notte, non si poté prendere conclusione, in alcuni capi per la diversità de' pareri tra' prelati medesimi, in altri, perché i legati non volevano condescender all'opinione universale di levare o almeno moderare i privilegii. Opponevano a' vescovi che si movessero piú per interesse proprio che per raggione; che non tenessero conto del pregiudicio de' regolari; che troppo arditamente volessero correggere i concilii passati e mettere mano ne' privilegii concessi dal papa; né potero convenire, non tanto per la varietà delle opinioni e per l'interesse de vescovi, ma ancora perché gli imperiali procuravano ciò per mettere tempo, a fine che non si venisse alla proposizione de' dogmi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561