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      Era partito questo vescovo immediate dopo la sessione sotto pretesto d'indisposizione, ma in verità per parole passate tra lui et il cardinal Polo in congregazione nella materia delle tradizioni, avendo il vescovo parlato in difesa di fra Antonio Marinaro, e perciò conteso col cardinale; il che avendo dato occasione a lui di fare querimonia che non vi fosse libertà nel concilio, si vedeva non esser in buona grazia de' legati e stare soggetto a qualche pericolo. Non contenti i legati dell'operato, per mortificare il vescovo di Fiesole e mantenere la cosa integra in sino all'aviso di Roma, per poterla o cacciare inanzi o dissimulare secondo che gli fosse ordinato, nella seguente congregazione gli fece il Monte una ripassata adosso, concludendo che si lasciava per allora d'attender a' casi suoi, essendo necessario occuparsi in cose di maggior importanza.
      Ebbero risposta da Roma, quanto a' due vescovi, che opportunamente averebbe rimediato; ma quanto alle cose da trattare che, quando [si] attendesse all'appetito de' prencipi, sarebbe far il concilio piú tumultuoso e le risoluzioni piú longhe e difficili, cercando ogni uno d'attraversare quella parte che non gli piacesse o, con mettere difficoltà in una cosa, intrattener l'altra. Però senza altro risguardo dassero mano al peccato originale, ma avvertendo di non valersi in modo alcuno di quella scusa, che dissegnavano usare con don Francesco, cioè che l'articolo del peccato originale non sia controverso in Germania, et usassero piú tosto termini generali e con ogni sorte di riverenza verso l'imperatore.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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