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      Essere ben giusto che ricevino qualche sodisfazzione, ma si contentassero anco di darla, e quando si verrà al ristretto concedessero ogni cosa quanto a questori, ma quanto a' frati nissuna cosa si facesse senza participarla a' generali; et a' vescovi fosse data sodisfazzione che in essistenza non levi i privilegii. L'istesso facessero delle università, essendo necessario avere queste e quelli per dependenti dal papa, e non da vescovi.
      Gionte le lettere in Trento, con tre fini diversi si caminava nel concilio; perilché poco venivano in considerazione gli altri particolari proposti in queste due materie da quelli che non erano interessati né a favore, né contra le essenzioni. Fu proposto intorno alle lezzioni da alcuni di questi di restituire l'uso antico, quando i monasterii e le canoniche non erano altro che collegii e scole, di che restano reliquie in molte catedrali, dove è la degnità dello scolastico, capo de' lettori, con prebenda, quali adesso non essercitano il carico, e sono conferite a persone inette per essercitarlo; et a tutti parve onesta et util cosa reintrodurre la lezzione delle cose sacre e nelle catedrali e ne' monasterii. Alle catedrali pareva facile il provedere, dando cura dell'essecuzione a' vescovi, ma a' monasterii difficile. Al dare sopraintendenza a' vescovi anco in questo, si opponevano i legati, se ben de' soli monachi e non de mendicanti si trattava, per non lasciar aprire la porta di mettere mano ne' privilegii concessi dal papa. Ma a questo Sebastiano Pighino, auditor di rota, trovò temperamento con proporre, che la sopraintendenza fosse data a' vescovi come delegati dalla Sede apostolica.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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