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      Ma cercando, che cosa derivata da Adamo in noi sia il peccato, furono piú diversi i pareri; perché sant'Agostino, che primo di tutti si diede a cercar l'essenza di quello, seguendo san Paolo, disse che è la concupiscenza; e sant'Anselmo, molti centenara d'anni dopo lui, tenendo che ne' battezati il peccato è scancellato e pur la concupiscenza rimane, tenne che è la privazione della giustizia originale, la qual nel battesmo è renduta in un equivalente che è la grazia. Ma san Tomaso e san Bonaventura, volendo congionger ambedue le opinioni e concordarle, considerarono che nella nostra natura corrotta sono due ribellioni, una della mente a Dio, l'altra del senso alla mente, che questa è la concupiscenza, e quella l'ingiustizia, e però ambedue insieme sono il peccato. E san Bonaventura diede il primo luogo alla concupiscenza, dicendo che è il positivo, dove la privazione della giustizia è il negativo. E san Tomaso per il contrario fece la concupiscenza parte materiale, la privazione della giustizia il formale; onde questo peccato in noi disse essere la concupiscenza destituita dalla giustizia originale. Il parere di sant'Agostino fu seguito dal maestro delle sentenze e dalli scolastici vecchi, et in concilio fu difeso da due frati eremitani. Ma perché Giovanni Scoto sostenne la sentenza d'Anselmo, suo conterraneo, i frati di san Francesco la difesero in concilio e la maggior parte de' dominicani quella di san Tomaso; cosí fu dicchiarato qual fosse il peccato d'Adamo e qual sia originale negli altri uomini.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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