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      Fra i teologi, che sin allora erano cresciuti al numero di 45, la maggior parte era molto tenace nelle openioni ricevute generalmente dalle scole, e dove i scolastici erano concordi, impazienti di sentir a parlar in contrario; dove le sette scolastiche non convengono, si formalizavano assai in difesa della propria, e piú degli altri i dominicani, soliti a gloriarsi che per 300 anni la Chiesa per loro opera aveva superate le eresie. Non mancavano con tutto ciò alcuni d'ingegno destro, atti a suspender il giudicio sin che le raggioni fossero pesate. In questo numero era fra Ambrosio Catarino senese, dominicano, che poi fu creato vescovo di Minori, un francescano spagnuolo, Andrea de Vega, un carmelitano, Antonio Marinari. Gli eremitani, per esser di quell'ordine d'onde Martino Lutero uscí, affettavano di mostrarsi piú contrarii a lui di tutti gli altri, e principalmente il generale Gierolamo Seripando.
     
     
      [Fede giustificante: openione del Soto, contradetta dal Catarino]
     
      Nell'essaminar gli articoli, i primi de' teologi, per facilitare l'intelligenza de' tre primi, si diedero a ricercare qual è quella fede che giustifica e quali opere escluda, distinguendole in tre sorti: precedenti la divina grazia, de' quali parlano i 7 seguenti sino al 10; concorrenti nel momento stesso con l'infusione di quella, e susseguenti dopo la grazia ricevuta, de' quali sono le altre 11. Che la fede giustifichi, convenne presupporlo per indubitato, come da san Paolo detto e replicato. Per risolvere qual fosse quella fede et in che modo rendesse l'uomo giusto, furono le openioni nel bel principio differenti; imperoché, attribuendo la Scrittura molte virtú alla fede, che alcuni non sapevano applicare ad una sola, ebbero la voce per equivoca, e la distinsero in molte significazioni, dicendo che ora è presa per la ubligazione a mantenere le promesse, nel qual senso san Paolo dice che l'incredulità degli ebrei non rese vana la fede de Dio; alle volte per la virtú di fare miracoli, come quando disse: se averò tanta fede che possi trasportar i monti; ancora è presa per la conscienza, nel qual senso disse: l'opera che alla fede non si conforma, è peccato; altre volte per una fiducia e confidenza in Dio, che la Maestà sua mantenerà le promesse: cosí san Giacomo volle che l'orazione sia fatta in fede senza dubitare; finalmente per una persuasione et assenso fermo, non però evidente alle cose da Dio rivelate.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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