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      I prelati, che desideravano pretesto di poter di là ritrarsi, magnificavano i pericoli et i disaggi; al che non opponendosi i legati nel principio, diedero sospetto che la mente del pontefice fosse aliena dal proseguir il concilio. Partirono alquanti prelati de' piú timidi e che non volontieri stavano in Trento, e maggior numero sarebbe partito, se il cardinale di Trento, tornato di fresco da Roma, non avesse attestato che il papa ne averebbe sentito dispiacere, et i timidi non fossero stati confortati da lui e dall'ambasciatore cesareo con sicurargli, atteso il numero grande che d'Italia veniva, qual averebbe costretto i protestanti a partirsi; et anco la lettera scritta dal papa a' legati, sopragionta in questi moti, non gli avesse fatto congiongere l'autorità loro e del papa agli ufficii degl'altri.
      Ma se ben riuscí vano il tentativo de' protestanti e le cose del Tirol restarono in sicuro, che da quel canto non rimanesse dubio, Trento andò in confusione per il numero grande de' soldati che continuamente d'Italia in Germania passava, quale, secondo le convenzioni della lega, era in tutto al numero di 12000 fanti e 500 cavalli, oltra 200 del duca di Toscana e 100 del duca di Ferrara. Erano condotti da tutti i famosi capitani d'Italia, sotto Ottavio Farnese, general capitano, et Alessandro Farnese, cardinale legato, fratelli, ambi al pontefice nepoti di figlio, e 6000 spagnuoli, soldati proprii di Cesare, tratti di Napoli e Lombardia; e mentre durò il passaggio de' soldati, che fu sino a mezo agosto, se ben non s'intermessero affatto le publiche azzioni conciliari, si fecero però meno frequenti e meno numerose.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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