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      Dicevano inoltre che per questo rispetto il conseglio della divina predestinazione e reprobazione è chiamato dal medesimo apostolo altezza e profondità di sapienza, impenetrabile et incomprensibile. Aggiongevano luoghi delle altre epistole, dove dice che niente abbiamo se non ricevuto da Dio, che non siamo da noi sufficienti manco a pensar il bene, e dove rendendo la causa perché alcuni si rivoltano dalla fede, restando altri fermi, quella disse essere, perché sta fermo il fondamento di Dio, quale ha questo sigillo, cioè il Signore conosce i suoi. Aggiongevano diversi passi dell'Evangelio di san Giovanni et autorità di sant'Agostino innumerabili, perché quel santo in sua vecchiezza non scrisse altro che a favore di questa dottrina.
      Ma alcun altri, se ben meno stimati, a questa opinione s'opponevano, intitolandola dura, crudele, inumana, orribile et empia, come quella che mostrasse parzialità in Dio, se senza alcuna causa motiva elegesse l'uno, ripudiando l'altro, et ingiusta se destinasse alla dannazione gli uomini per propria volontà, non per loro colpe et avesse creato una tanta moltitudine per dannarla; dicevano che distrugge il libero arbitrio, poiché gli eletti non potrebbono finalmente far male, né i reprobi bene; che mette gli uomini nell'abisso della desperazione, col dubio che possano esser reprobati; che dà ansa a' perversi di sperare sempre male, non curando di penitenzia, col pensare che se sono degli eletti, non periranno, se de' reprobi, è vano di fare bene, che non gli gioverà; confessavano che non solo le opere non sono causa della divina elezzione, perché quella, come eterna, è inanzi loro, ma che né anco le opere prevedute possono mover Dio a predestinare, ma che per sua infinita misericordia vuole che tutti si salvino et a tutti prepara sufficienti aiuti a questo fine, i quali ciascuno uomo, essendo di libero arbitrio, o riceve o rifiuta, secondo che piú gli piace; e Dio nella sua eternità prevede quei che riceveranno gli aiuti e se ne valeranno in bene, e quei che gli ricuseranno, e questi reproba, quelli elegge e predestina.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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