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      La causa della predestinazione de' primi essere la sola divina volontà; degli altri, l'accettazione e buon uso e cooperazione al divino aiuto preveduto da Dio; e della reprobazione degli ultimi causa esser la previsione della loro perversa volontà in rifiutarlo o abusarlo. Che san Giovanni e san Paolo e tutti i luoghi della Scrittura allegati per l'altra parte, dove tutto è dato a Dio e mostrano infallibilità, s'intendono solamente de' primi e singolarmente privilegiati; e quanto agli altri, a chi è apparecchiata la via commune, si verificano le ammonizioni et essortazioni e generali aiuti; quali chiunque vuol udire e seguire si salva, e chi non vuol, per colpa propria perisce. Di quei pochi, oltre il commune privilegiati, esser il numero determinato e certo appresso Dio; di quell'altri, che per via commune si salvano, come dependente dalla libertà umana, non esser da Dio determinato, se non attesa la previsione delle opere di ciascuno. Diceva il Catarino maravigliarsi molto della stupidità di quelli che dicono esser certo e determinato il numero, e nondimeno aggiongano che gl'altri possono salvarsi; che tanto è dire esser un numero determinato, il qual però può crescere; e parimente di quelli che dicono i reprobati aver un aiuto sufficiente per la salute, essendo però necessario a chi si salva averne un maggiore, che è dire un sufficiente insufficiente.
      Aggiongeva che l'opinione di sant'Agostino sia inaudita inanzi a lui, che esso medesimo confessa che non si troverà nelle opere d'alcuno che abbia scritto inanzi i tempi suoi, che egli stesso non sempre l'ebbe per vera, anzi ascrisse la causa della divina volontà a meriti, dicendo: Dio compassiona chi gli piace et indura chi egli vuole; ma quella volontà di Dio non può esser ingiusta, imperoché viene da occoltissimi meriti, e che ne' peccatori vi è diversità e ve ne sono di quelli che, quantonque non giustificati, sono degni della giustificazione; se ben dopo, il calore del disputar contra pelagiani lo trasportò a parlare e sentire il contrario; ma però in quei tempi stessi, quando fu udita la sua sentenzia, tutti i catolici restarono scandalizati, come san Prospero gli scrisse.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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