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      E Genadio Massiliense, 50 anni dopo, nel giudicio che fa delli scrittori illustri, dice essergli avvenuto, secondo il detto di Salomone, che nel troppo parlare non si può fuggir il peccato, e che per il fallo suo, essaggerato dagli inimici, non era ancora nata questione che partorisse eresia, quasi accenando quel buon padre il suo timore di quello che ora si vede, cioè che per quell'opinione sorga qualche setta e divisione.
      La censura del secondo articolo fu varia e consequente alle tre opinioni narrate. Il Catarino aveva la prima parte per vera, attesa l'efficacia della divina volontà verso i singularmente favoriti, ma la seconda falsa, attesa la sufficienza dell'aiuto divino a tutti e la libertà umana in cooperarvi; gli altri, che ascrivendo la causa della predestinazione in tutti al consenso umano, condannavano l'articolo tutto intiero e quanto ad ambedue le parti; ma gli aderenti alla sentenzia di sant'Agostino e commune de' teologi la distinguevano che in senso composito fosse vera et in senso diviso dannabile; sottilità che confondeva la mente a' prelati; e da chi la diceva, se ben essemplificata con dire: chi si move non può star fermo, in senso composito è vero, perché s'intende mentre che si move, ma in senso diviso è falso, cioè in un altro tempo, non era ben inteso, perché, applicando al proposito, non si può dire: il predestinato si può dannare in un tempo che non sia predestinato, poiché è sempre tale, e generalmente il senso diviso non ha luogo, dove l'accidente è inseparabile dal soggetto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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