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      5 In fine ordinava che nissun vescovo, con pretesto di privilegio, possi essercitar atti pontificali nella diocese d'un altro, se non con licenzia di quello e sopra i suoi soggetti solamente. E fu deputato il giorno della sessione seguente a 3 di marzo.
     
     
      [Giudicii sopra questi decreti]
     
      In Roma il decreto della fede non diede materia alcuna di parlare, non riuscendo nuovo, cosí perché era stata veduto et essaminato publicamente, come si è detto, e poiché già a tutti era noto che s'avevano a dannare tutte le openioni tedesche, era stato prima veduto et approvato. Ma i vescovi dimoranti in corte, che erano stati molto tempo sospesi per l'articolo della residenza che si trattava, restarono contenti, tenendo fermo che il decreto del concilio non potesse far maggior effetto di quello che le decretali de' pontefici facevano prima. Ben i cortegiani minuti furono ripieni di malcontentezza, vedendo rimessa al vescovo di potergli costringere; si dolevano della miseria propria, che per acquistare da vivere gli convenisse servire tutta sua vita e, dopo tanta fatica, ricevere per premio d'esser confinati in una villa overo con un vil canonicato, sottoposti ad un'altra servitú de' vescovi, maggiore e piú abietta; quali non solo gli teneranno ligati come ad un palo, ma con le visite e col pretesto de correzzioni, gli condurranno overo ad una soggezzione misera, a gli teneranno in perpetue vessazioni e spese.
      Ma altrove, e per la Germania massime, quando i decreti furono visti, piú diede da dire quello della fede, qual conveniva leggere e releggere molto attentamente, e specolarci anco sopra, non potendosi intender senza una perfetta cognizione de' moti interiori dell'anima e senza saper in quali egli sia attivo et in quali passivo, cose sottilissime e, per la diversa apparenza che fanno, stimati sempre disputabili, versando tutta la dottrina del concilio sopra questo cardine: se il primo oggetto della volontà operi in lei, o ella in lui, o pur ambidoi siano attivi e passivi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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