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      Fu da alcuni faceti detto che se gli astrologi, non sapendo le vere cause de' moti celesti, per salvare le apparenze, hanno dato in eccentrici et epicicli, non era maraviglia se, volendo salvare le apparenze de' moti sopracelesti, si dava in eccentricità d'openioni. I grammatici non cessavano d'ammirare e ridere l'artificio di quella proposizione che è nel quinto capo: "Neque homo ipse nihil omnino agat", quale dicevano non esser intelligibile e non aver essempio. Che se valeva la sinodo significare: "Etiam homo ipse aliquid agat", lo poteva pur dire chiaramente, come conviene in materia di fede, dove la miglior espressione è la piú semplice, e se pure volevano usare un eleganzia, potevano dire: "Etiam homo ipse nihil agat". Ma interponendosi la voce "omnino", quella orazione esser incongrua e senza senso, come sono tutte le orazioni de due negazioni, che non si passono risolvere in un'affermativa; perché volendo risolvere quella, converrebbe dire: "Etiam homo ipse aliquid omnino agat", che è incongrua, essendo inintelligibile quello che possi significare "Aliquid omnino" in questo proposito; poiché direbbe che l'uomo abbia azzione in un certo modo, la qual negli altri modi non sia azzione.
      Erano difesi i padri con dire che non conveniva essaminare la forma del parlare al rigido, che non è altro che cavillare. A che replicavano che la benigna interpretazione è debita alle forme di parlar usate, ma di chi, tralasciate le chiare et usate, ne inventa d'incongrue e che coprono in sé la contradizzione per cavillare e sdrucciolare da ambe le parti, è publica utilità che l'arteficio sia scoperto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561