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      Il che non solo provavano per l'autorità di Scoto e di san Bonaventura, loro teologi, ma per quella anco di san Bernardo, qual dice che si riceve la grazia per i sacramenti, sí come il canonico s'investe per il libro et il vescovo per l'anello. La prolissità con che erano esposte le raggioni da ambe le parti era grande, e non minore l'acrimonia. Censuravansi fra loro. I dominicani dicevano che l'altro parer era prossimo al luterano; e gli altri che il loro, essendo impossibile, dava materia agli eretici di calumniare la Chiesa. Non fu possibile ad alcuni buoni prelati mettere concordia, con dire che, essendo concordi nella conclusione che i sacramenti contengono e sono causa della grazia, poco importasse dirlo piú in un modo che nell'altro; anzi, che meglio fosse, non descendendo ad alcuno d'essi, stare nell'altro universale: replicando i frati che non si trattava di parole, ma dello stabilire o dell'annichilare i sacramenti. Non si sarebbe fatto fine, se il legato Santa Croce non avesse ordinato che si passasse al rimanente, e che in fine si sarebbe tornato a questo passo, et essaminato s'era necessario decider il ponto o tralasciarlo.
      Da' legati furono chiamati i generali degli ordini e pregati a far ufficio co' suoi di trattare con modestia e carità, e non con tanto affetto alla setta propria, mostrando che non erano chiamati se non per trattare contra l'eresie, al che era molto contrario il farne nascere di nuove con le dispute. E fu anco da loro dato conto a Roma, e mostrato quanto fosse pericolosa la libertà che i frati s'assumevano, e dove potesse terminare; e posto in considerazione al pontefice che una moderazione fosse necessaria: perché andando fama di quelle dissensioni e delle censure che una parte prononciava contra l'altra, non poteva se non nascere scandalo e poca riputazione del concilio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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